Unioni montane: un’Araba fenice? E’ una svista clamorosa

Commentando la legge regionale relativa alla costituzione in Veneto delle Unioni montane, c’è chi frettolosamente ha parlato di un’Araba fenice che risorge o di un carrozzone che “resuscita”. È una svista clamorosa, cui replicare senza tentennamenti. Le nuove Unioni saranno la “spalla” dei propri Comuni su due filoni. In primo luogo, svolgere le attività che essi non possono fare da soli (e siamo nell’ambito dell’esercizio associato), ma non solo. Ed ecco la specificità dell’autogoverno della montagna, che parte dalla legge istitutiva delle Comunità montane: poter essere, le neonate Unioni, lo strumento per il presidio del territorio, la manutenzione ambientale, la difesa idrogeologica, la “promozione” dello sviluppo locale in un’ottica tendenzialmente di vallata.
Ai politici (e anche ai colleghi giornalisti) che non hanno la pazienza di comprendere questo concetto, ribadisco che, in forza degli antefatti riguardanti le Comunità montane e alla luce del nuovo articolo 32 del Tuel, l’Unione montana è un contenitore più ampio e potenzialmente più strategico rispetto all’Unione di Comuni in senso stretto. Chi tale contesto ignora è disinformato!

 

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