BENVENUTI

L’attualità in generale è il mio pane quotidiano. In questo sito intendo offrire approfondimenti, contributi, materiali, riflessioni sui temi di cui da tempo mi occupo come giornalista e studioso: la montagna abitata, le sue risorse, le sue potenzialità, oltre ad altri argomenti che mi stanno a cuore e che, a vario titolo, intersecano il vivere e l’operare nei territori in quota, soprattutto lungo l’arco alpino. Come scrive Massimo Recalcati, «Ogni biografia si radica in una terra», e questa particolare dimensione delle montagne scandisce e circoscrive il mio senso della vita.  

Non solo i post, anche la sezione Il mio mondo, con le sue sottopagine, ne dà conto con un catalogo di testi in formato pdf. 

Maurizio Busatta

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Addio papa Francesco, gigante della storia e custode del creato

Con commozione e profondo dolore partecipo al generale cordoglio per la scomparsa di papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio (1936-2025). A parte un’udienza generale in piazza San Pietro nel maggio 2014, non ho mai avuto l’occasione di avvicinarlo, come invece mi era capitato con alcuni suoi predecessori.  Però mi sono sempre sentito a lui particolarmente vicino, trattandosi di un “punto di riferimento” imprescindibile sia per i credenti che per i non credenti.  Faccio mie le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Il suo insegnamento ha richiamato al messaggio evangelico, alla solidarietà tra gli uomini, al dovere di vicinanza ai più deboli, alla cooperazione internazionale, alla pace nell’umanità. La riconoscenza nei suoi confronti va tradotta con la responsabilità di adoperarsi, come lui ha costantemente fatto, per questi obiettivi».

Con Francesco, se ne va un gigante della storia, un apostolo della speranza, un grande custode del creato, un pastore sempre in cammino e “in uscita”, un profeta di straordinarie qualità, un paladino degli ultimi, convinto e convincente testimone di finalità per le quali dobbiamo continuare ad «adoperarci». 

Davanti alla sua statura, mi inginocchio e prego. 

Dalla sua autobiografia, cito:

 Entrare in sintonia con l’anima del popolo è un antidoto a ogni forma di populismo settario che riduce quell’anima a un elemento fazioso e ideologico”                                                    (Francesco, Spera, Mondadori 2025)

oltre a un mio spunto ulteriore, tratto dal volumetto “Cardinali, vescovi e preti di frontiera. Mezzo secolo di incontri dal Concilio ai giorni nostri”:  

[pdf] Le sue radici e la sua svolta evangelica 

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Cortina 2026, one year to go

Ad appena 365 giorni dal via della terza Olimpiade invernale italiana, è giusto iniziare a guardare anche al “dopo”: quali ritorni avranno i territori dal grande appuntamento di Milano Cortina 2026? Lascio da parte il tema portato avanti dall’Uncem circa l’opportunità di creare un “nuovo patto fra valli e città” attraverso “politiche e legami” stringenti, argomento che avevo affrontato in un post già all’indomani dell’assegnazione dei Giochi nel 2019.  Qui di seguito qualche mio approfondimento in materia di legacy. C’è molto da monitorare e da studiare…

Cortina 2026, il ritorno atteso (febbraio 2025)

Il master plan 2026 – Dpcm 8 settembre 2023

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Cinquant’anni e più di informazione religiosa


Nel mio percorso giornalistico iniziato con l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti nel 1973, che quest’anno appunto mi ha gratificato con medaglia d’oro, mi sono dedicato con passione anche all’informazione religiosa, pur essa non rappresentando, nel tempo, il mio principale ambito di riferimento sulla carta stampata. Per celebrare 50 anni di attività giornalistica ho pensato di pubblicare questo libretto (edito da Bellunesi nel mondo) che propone una ventina di interviste con personaggi, umili e autorevoli, le cui riflessioni nella scia del dopo-Concilio intersecano i principali problemi del nostro Paese e del Pianeta. Cardinali, vescovi e preti di frontiera è introdotto da una testimonianza di Aldo Bertelle, direttore della Comunità “Villa San Francesco”, che con spirito cristiano accoglie ragazzi in difficoltà. Bertelle suggerisce di leggere questo libretto con il passo del “nomade” abituato a praticare territori vastissimi quali sono quelli tracciati dalla stagione che spazia dal Concilio Vaticano II (1962-1965) fino ai nostri giorni. Un mezzo secolo (e più) di storia che disegna una trama fitta e complessa. Letta, per quanto mi riguarda, da “cattolico adulto” e da operatore dell’informazione attento a valorizzare gli “spazi collettivi di libertà” come ci ha insegnato il card. Martini. 

Intervista con i Quaderni Bellunesi di Noè Zanette 

Recensione del prof. Gioachino Bratti

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I 75 anni della Costituzione: una grande “opera d’arte”

Che bravo Roberto Benigni, sul palcoscenico di Sanremo, a definire un’«opera d’arte» la nostra Costituzione! Una lucida testimonianza, la sua, che si affianca ai molteplici interventi di “pedagogia costituzionale” da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La Costituzione italiana ha compiuto 75 anni. Approvata dall’Assemblea costituente il 22 dicembre del 1947, venne promulgata il 27 dicembre seguente e pubblicata in Gazzetta ufficiale lo stesso giorno. Entrò quindi in vigore il primo gennaio del 1948. Tre quarti di secolo l’hanno vista cambiare in alcuni aspetti, rinnovarsi, sempre comunque capace di superare i venti sfavorevoli e contrari. Fra le tante voci che potrei citare, richiamo qui il recente volumetto del cardinale Matteo Zuppi, Lettera alla Costituzione (Edb), che dando del tu al testo, ricorda che nel suo respiro «i diritti sono sempre collegati a delle responsabilità collettive: non va bene che la persona – che tu [come lui scrive] ritieni così importante, che tu difendi e di cui vuoi il riscatto da ogni umiliazione – si pensi in maniera isolata e autosufficiente. I diritti impongono dei doveri. Ognuno è da te chiamato a pensarsi, progettarsi e immaginarsi sempre insieme agli altri. Tu, infatti, chiedi a tutti di mettere le proprie capacità a servizio della fraternità, perché la società come tu la pensi non è un insieme di isole, ma una comunità tra le persone, tra le nazioni e tra i popoli».  Lunga vita, cara Costituzione, straordinaria «opera d’arte» e di pensiero.  

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Luciani, il Papa montanaro proclamato beato

Domenica 4 settembre papa Francesco ha proclamato beato Albino Luciani, il papa montanaro figlio di un emigrante cattolico e socialista rimasto vedovo con due bambine e risposato con una compaesana conosciuta a Venezia. In tanti ne hanno scritto, in particolare per sottolineare il segno che Giovanni Paolo I ha lasciato nella storia della Chiesa, e il suo originale modo di comunicare. A me piace ricordare Luciani attraverso le parole di un vaticanista della mia generazione, Luigi Accattoli, che all’inizio dell’anno ne ha tracciato il profilo con queste parole: «Non amo le canonizzazioni dei Papi, ma sono pronto a fare un’eccezione per Luciani, come se lui, per me, neanche fosse un Papa. Perché nel fare santi i Papi siamo portati a vedere la Chiesa che canonizza sé stessa su iniziativa, di volta in volta, della corrente piana, giovannea, montiniana, wojtyliana. Ma non c’è una corrente lucianea. Nessun rischio quindi di canonizzare, facendolo Santo, una linea di governo, dal momento che il governo di questo Papa, subito amato e subito perduto, finì prima d’iniziare». 

Papa amato per le origini povere e montanare, sottolinea Accattoli, «amato anche per i modi semplici e per non avere dimenticato la raccomandazione del papà Giovanni, socialista, che così gli scrisse dalla Svizzera— dov’era migrato per lavoro — quando a undici anni gli chiese il permesso di entrare in seminario: “Spero che quando tu sarai prete, starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”».

Beati i poveri dice il Vangelo: e allora «sia beato questo Papa che patì la fame», conclude Accattoli.  Ecco sulla sua figura – terzo papa arrivato al soglio di Pietro provenendo da Venezia dopo Pio X e Giovanni XXIII – tre testimonianze che mi piace riportare all’attenzione di questo blog.  

[pdf] Una mia intervista al futuro Papa del 17 marzo 1973

[pdf] A colloquio con i vaticanisti che lo conobbero (1979)

[pdf] Giorgio Lago: l’arte della comunicazione da parte sua (1988)

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